di Salvo Barbagallo
Seguiamo con disagio gli “eventi” che stanno caratterizzando la fase preparatoria delle prossime elezioni regionali: gli incontri/scontri (per noi solo soltanto “apparenti”) fra chi tiene le fila delle varie compagini politiche, ci sembrano solo “balletti” ad uso e consumo degli ingenui. Le decisioni importanti si prendono a Palermo o nella Capitale? Il punto focale poca importanza riveste, perché il risultato è eguale. È il gioco delle ombre dove tutto è finto e tutto è reale, ma dove il “vero” forse sta altrove.
In questi giochi di luce e nebbia la collettività Siciliana (quella più attenta, almeno) la fa da spettatrice, cercando di indovinare un finale dove, di certo, è protagonista soltanto di riflesso, per “ricaduta” (volontaria o involontaria) dovendo esprimere nel segreto dell’urna la propria (?) volontà.
A conclusione di questa “nuova” vicenda elettorale, fra una manciata di mesi, quanti andranno a votare si ritroveranno con un Governo della Regione e con un Presidente (Governatore) nei quali non tutti si riconosceranno e dai quali non vedranno rispettate le aspettative di sempre.
I “nomi” principali che stanno scendendo in campo (quelli che fino a questo momento sono più o meno ufficiali) sono “nomi” che non fanno presupporre il “cambiamento” che tutti (o quasi) i Siciliani vorrebbero. Cambiamento inteso come ferma volontà di chi governa ad operare per il bene comune, ridando prospettiva di sviluppo, di lavoro, di rilancio di una economia ridotta al lumicino.
Scetticismo e indifferenza, purtroppo sono il denominatore comune che faranno alzare probabilmente l’indice dell’astensionismo, e ciò non farà altro che favorire i “predatori” che si sono lanciati nella mischia per la conquista di un potere temporaneo, utile a mantenere antichi e nuovi equilibri nella spartizione di risorse che diventano, con il tempo, più misere, ma ancora appetibili.
Il “sistema” non muta, neanche i nomi o il substrato, perché se i nomi alla ribalta possono essere “freschi” di facciata, comunque fanno riferimento a ciò che è stato in precedenza.
Interessante lo schema (ovviamente tutto da verificare nella rispondenza concreta) che propone il giornale online “Iene Sicule”: La proposta di docenti universitari come possibili candidati – di sinistra, di destra, di sinistra e destra – alla prossima competizione elettorale del 5 novembre sembra riproporre la logica della testa di legno alla politica. Dietro ogni docente universitario c’è infatti uno, o più, amministratori di fatto. Micari è il “prestanome” di Leoluca Orlando. Che è Sindaco di Palermo e non può candidarsi. Lagalla (nell’immagine di copertina, ndr) è il “prestanome” di Totò Cuffaro. Che è interdetto dai pubblici uffici e non può candidarsi. Armao è il “prestanome” di Raffaele Lombardo. Che, con sentenza dello scorso marzo è stato sospeso dal voto e dall’eleggibilità per sette anni (…).
Gossip o maldicenze che possano essere, queste indicazioni espresse sono vox populi.
Ed è (purtroppo) questa tipologia di “vox populi” che influisce nelle decisioni del corpo elettorale, quella che può con facilità allontanare dalle urne molti aventi diritto al voto, disorientati dal clamore o dai silenzi.
Ma sicuramente non è il gossip solo su questi nomi, presi ad esempio e in “prestito”: la lista dei candidati che gira nelle accese discussioni fra le compagini politiche è lunga, e di “verginità” nei nomi se ne riscontra ben poca.
La “preda Sicilia” è ambita e i predatori sono in tanti, di tutte le specie: che gli accordi si facciano nell’Isola o nel Continente a pagarne le spese saranno, in ogni modo, i Siciliani, quelli che capiscono e quelli che non capiscono il gioco delle ombre….